di Antonio Felice
Un noto imprenditore abruzzese, con interessi commerciali in tutta Italia e sedi a Roma, Milano e Catania, è stato arrestato per abuso di ufficio e riciclaggio.
Arrestata anche una dirigente della ASL del settore contabilità e bilancio, con l’accusa di abuso d’ufficio e peculato. Sette persone tra impiegati e dirigenti ASL risultano indagati, tra questi il Manager ASL n. 2 di Lanciano-Vasto-Chieti.
L’imprenditore, titolare di una lavanderia industriale e di diverse società, presentava, secondo l’accusa e la ricostruzione del commissariato di Lanciano, fatture “gonfiate”, che la dirigente ASL provvedeva a pagare con due determina e che venivano firmate poi anche dal Manager della ASL, per un totale di 4 milioni di euro.
La sanità abruzzese è appena uscita dalla crisi dopo lo scandalo della Giunta Del Turco (centrosinistra), che ha provocato un “buco” di bilancio, risanato esclusivamente dai lavoratori, dai pensionati e da tutti i cittadini, attraverso ticket aggiuntivi su prestazioni diagnostiche e prescrizioni di medicinali.
Nonostante le esperienze negative del passato, le amministrazioni che si sono susseguite dopo la Giunta Del Turco, sia di centrodestra che di centrosinistra, in continuità l’una con l’altra, hanno espresso la stessa linea: maggiori privatizzazioni, esternalizzazioni di servizi, incapacità di programmazione e di razionalizzazione.
Il Piano Sanitario Regionale presentato a luglio dello scorso anno prevede: riduzione di posti letto nella strutture pubbliche (a beneficio delle cliniche private), la chiusura di altri tre Ospedali (diversi nosocomi erano già stati chiusi dalla precedente Giunta di centrodestra), di reparti di eccellenza per la prevenzione e cura (es. reparto di senologia), di diversi reparti di neonatologia (alcuni dei quali rientravano nei parametri stabiliti dal Ministero della Sanità, 500 nascite/anno), di Pronto Soccorso e dei servizi di Diagnostica.
Da maggio dello scorso anno il servizio C.U.P. è stato esternalizzato e affidato ad un consorzio di cooperative (fittizie) con un appalto (su cui la magistratura ha indagato e continua ad indagare) di 54 milioni di euro per quattro anni, sperperando ulteriormente il denaro pubblico.
A Napoli la vicenda si svolge in questi termini: secondo la ricostruzione fornita dai PM che indagano sul caso, la moglie di un Primario forniva medicinali, classificati “unici”, dai quali ricavava profitto illecito. La fornitura era, infatti, affidata a trattativa privata.
La riforma del titolo V della Costituzione effettuata dal Governo di centrosinistra, presieduto da Prodi nel 2001, ha dato alle regioni tutte le competenze della Sanità. Questo, oltre a creare una disparità di trattamento tra i cittadini a seconda della regione di residenza, è stato un moltiplicatore di appalti e forniture alla mercè di imprenditori e funzionari senza scrupoli.
Questi ultimi hanno privilegiato l’interesse privato a quello pubblico, a discapito di una gestione che facesse capo a professionalità ed efficienza.
Scandali, ruberie, gestioni politico-clientelari sono stati i denominatori comuni che (dal 2001) hanno unificato il sistema sanitario in Italia.
Noi Comunisti ribadiamo con forza l’universalità del diritto alla salute.
Secondo l’articolo 3 della Costituzione Italiana, è compito dello stato rimuovere gli ostacoli che limitano l’eguaglianza dei cittadini. E’ pertanto necessario eliminare le disuguaglianze tra i vari sistemi sanitari regionali. Riteniamo, inoltre, che le privatizzazioni e le esternalizzazioni hanno prodotto un vortice fatto di corruzione e concussione ormai inarrestabile, se non con l’eliminazione alla radice del problema.
L’imprenditore privato estrae plus-valore dal servizio che gli è stato affidato a discapito degli interessi della pubblica amministrazione, del popolo lavoratore e dei pensionati. “Per avere l’appalto è disposto a corrompere e nel momento in cui trova chi si fa corrompere il gioco è fatto”.
Tutto questo ha comportato, da parte dello Stato Italiano, l’abbandono delle sue eccellenze in maniera definitiva. Un esempio è l’Istituto Farmacologico Italiano di Firenze, il quale eccelleva in ambito di ricerca, distrutto dai progressivi tagli di fondi e dal continuo affidamento della ricerca a case farmaceutiche private.
Noi Comunisti riteniamo che le enormi e gravi perdite di efficienza sanitaria dipendano, su larga scala, dalle privatizzazioni ed esternalizzazioni, che “regalano” ingenti risorse pubbliche a imprenditori privati che lucrano sui bisogni, principalmente quelli del proletariato. Sono privatizzazioni ed esternalizzazioni i veri generatori della corruzione e della concussione, solo estirpandoli definitivamente dal sistema sanitario, che dovrà tornare ad essere nazionale, si ricreeranno le condizioni per l’efficienza, la razionalizzazione, la programmazione e la ricerca.
Su questo invitiamo tutti i comunisti, e in modo particolare i compagni che in questi giorni si preparano per le tornate elettorali amministrative, ad impegnarsi su questi temi, a creare piattaforme di lotta insieme ai lavoratori e ai pensionati (i più colpiti). Questo sistema ha trasformato la sanità privata nell’industria (costruita con i nostri soldi) una tra le più proficue per gli interessi degli imprenditori.
Per una Sanità pubblica e uguale per tutti, per il ripristino delle competenze sanitarie alla Stato, togliendole alle Regioni, è necessaria la lotta che solo i comunisti, uniti con il proletariato, sono in grado di portare avanti.