Prima di raccontare ciò che è accaduto la mattina del 30 marzo, vale la pena inquadrare il luogo nel quale gli avvenimenti si sono sviluppati. Parliamo di Cupello, una ridente (si fa per dire) cittadina nel cuore del Vastese in provincia di Chieti. Quasi 5000 abitanti in un territorio a vocazione agricola; il carciofo è la coltura più pregiata resa protagonista da svariati investimenti pubblici che hanno trasformato la popolare e pluridecennale Sagra del carciofo nella lussuosa e borghese “Carciofesta” pensata come elemento di distinzione per un “paese dormitorio” (costola residuale della bella Vasto), che avrebbe dovuto trasformarsi in un luogo distinto, originale e attrattivo. Al contrario la Carciofesta è poi diventata un palcoscenico di megalomani monologhi autoreferenziali del Sindaco di allora che governò quel territorio con il pugno di ferro mandando sommessamente in esilio qualsiasi oppositore. Prima Rifondazione negli anni ’90 e poi i Comunisti Italiani nel decennio scorso, hanno pagato a caro prezzo le alleanze di Centro- Sinistra con valanghe di fango tese a macchiare indelebilmente l’onorabilità e la dignità dei Comunisti fino all’emarginazione politica e sociale. Cupello, infatti, è un paese tranquillo nella misura in cui non dai fastidio e condividi le logiche del potere dominante ma fuori da esso c’è violenza, squadrismo, terrorismo psicologico. E’ un territorio dominato da quattro o cinque grandi famiglie (quelle che, per intenderci, detengono il reddito di più di mezza cittadina) che costruiscono non solo le liste vincenti ma anche quelle che hanno la funzione di perdere. Un regno della forza che gioca su grandi pezzi di torta da spartire con il resto delle famiglie influenti. A tutti gli altri le briciole. Un territorio nel quale per decenni il confine tra maggioranza e opposizione è stato spesso incerto. Dopo l’eliminazione del PdCI dalla giunta comunale (nello scorso decennio), la settimana successiva si dava vita ad una sorta di “Nazareno” per passare dall’opzione carciofo all’opzione inceneritore (fortunatamente naufragata). A ritroso nel tempo dopo la scissione che portò al PdCI, furono i DS stessi a costruire una nuova Rifondazione Comunista, meno ingombrante, più silente e di disturbo potenziale al PdCI (allora composto dalla quasi totalità dei compagni che oggi militano nel Partito Comunista).
Ecco, è in questo scenario che vogliamo raccontarvi di Tonino, operaio edile che spesso ha dovuto reinventarsi. Tonino un decennio fa, è stato aggredito fisicamente (con calci e pugni) dall’allora Capogruppo della maggioranza di Centro Sinistra in Consiglio Comunale, semplicemente per aver chiesto dei chiarimenti sulla gestione del bilancio. Anche lui sa bene cos’è Cupello; anche lui è nel novero di coloro che pur vivendo nel “settentrione del sud”, in realtà, respira l’aria delle più omertose cittadine del meridione siciliano.
Tonino dopo quell’aggressione spietata ha campato di precarietà (il purgatorio terreno di chi non si adegua). L’ultimo lavoro risale a dieci anni fa con una ditta esterna che lavorava nel C.I.V.E.T.A., il consorzio intercomunale che si occupa dello smaltimento e riciclaggio dei rifiuti a due passi da Cupello (dovremmo parlarvi anche di questo Ente che ha una lunga storia, lo faremo prossimamente). Lavorava senza alcun presidio e dopo aver inghiottito chissà quante sostanze chimiche, si è permesso di ribadire la necessità di una mascherina e tutti gli altri presidi necessari per lavorare in sicurezza. Da quel momento Tonino è tornato nella palude della disoccupazione. Fortuna (?) ha voluto che riuscisse ad “arrangiare” un altro lavoro presso un noto imprenditore (ovviamente di destra) di trasporti cupellese. Ecco, finiti i lavori, Tonino non è stato pagato. Beh, che dire? A Cupello è normale. Per Tonino no! Inizia così una lunga battaglia legale. Intanto le elezioni vedono la fine (assai poco decorosa), del “ducetto del retrobottega” e l’ascesa (concordata) di un notabile democristiano in area berlusconiana. Ma Tonino, pur andando a chiedere sostegno alla nuova Amministrazione Comunale, ben sapeva che la risposta sarebbe stata: “Crepa!”. E sì che lo sapeva. Infatti, l’avvocato difensore dell’imprenditore dei trasporti che non paga chi lavora è, niente di meno che il nuovo Sindaco. Conflitto di interessi? No, a Cupello si dice: “è una questione di opportunità” (non chiedeteci cosa significhi il concetto).
E così Tonino, pian piano, ha dovuto imparare a fare a meno delle utenze di banale e primaria necessità fino a quando, questa mattina, si è incatenato davanti al Comune, dimostrando un volto di Cupello diverso dai campi da tennis, dalle Carciofeste, dalle estive sfilate di moda o dai talent in Piazza con ospiti usciti dai cerebrolesi laboratori Mediaset di Maria De Filippi.
C’è da dire, però, che il Partito Comunista, in queste ultime elezioni politiche ha ottenuto a Cupello (dopo anni di relativa assenza) il 2,3% dei consensi, superando PaP e LeU. Non sappiamo se avremo la forza di ripresentare il PC alle prossime elezioni amministrative. Forse no, anche se ce la metteremo tutta. Ma di certo si è inaugurato un cammino di costruzione. Questo lo scriviamo non perché ci piaccia il vanto o il riflettore, ma per una sola e fondamentale ragione: Tonino, oggi non è più solo e non saranno più soli tutti gli altri (tanti) Tonino che popolano Cupello.
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Forse fanno meglio i nostri giovani che preferiscono scappare da posti come questo, non c’è sordo peggiore di chi non vuol sentire e questa è anche la ragione per cui la ricostruzione del nostro partito ci costerà molto cara.