Tensioni al corteo del primo maggio tra una parte dei manifestanti e le forze di polizia, che volevano impedire a parte del corteo di giungere fino a Piazza Castello. Come ogni anno il tradizionale corteo del primo maggio ha attraversato le strade del capoluogo piemontese. Presenti le istituzioni e le rappresentanze dei sindacati confederali e di base. La forte pioggia della mattinata ha diminuito la partecipazione, ma il corteo si è svolto senza particolari problemi fino all’imbocco di via Roma.
Nutrito lo spezzone del Partito Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista con più di un centinaio di partecipanti, nonostante la pioggia. Molti lavoratori e giovani, che hanno accompagnato la delegazione nazionale del Partito, guidata dal compagno Marco Rizzo, presente al corteo. Passato lo spezzone comunista la polizia si è inserita nel corteo con l’intento di non far giungere in piazza la parte dei centri sociali, che stava scandendo slogan contro il Partito Democratico, e contro la sindaca di Torino, Chiara Appendino.
Con una nota il Partito Comunista ha stigmatizzato l’accaduto. «Il paradosso è che si vorrebbe impedire di manifestare al primo maggio a quanti criticano questo governo, trasformando questa giornata in una passerella istituzionale e privandola del suo significato. Se qualcuno è fuori posto al primo maggio non è chi critica il governo, ma gli esponenti del partito di governo. Quest’anno i licenziamenti sono aumentati del 31%, la disoccupazione giovanile è in crescita, il lavoro è sempre più precario e i ricchi sempre più ricchi. Gli amici del PD che dirigono le aziende si staccano assegni milionari, mentre i lavoratori vengono licenziati o messi davanti al ricatto di diminuire salari e peggiorare condizioni di lavoro, o essere disoccupati, come sta accadendo con Alitalia. I comunisti – conclude la nota – non potevano consentire che il corteo di Torino venisse spezzato e fosse impedito a una parte dei manifestanti di giungere a Piazza Castello. Per questo abbiamo fermato il nostro spezzone e atteso che il corteo si riunisse. Ci resta da costatare che tra Fassino e Appendino nulla è cambiato, stessa politica, stessa gestione dell’ordine pubblico».