Si è svolta sabato (13 luglio) a Torino, presso il Circolo La Tampa, una conferenza dal titolo “Pietro Secchia: storia, pensiero e attualità“.
L’evento è stato promosso dal Partito Comunista e ha visto susseguirsi numerosi interventi che hanno sottolineato l’importanza politica e ideologica del pensiero dello storico dirigente comunista.
Il dibattito è stato aperto da un intervento di Simon Vial, membro della segreteria provinciale di Torino del Fronte della Gioventù Comunista e presidente della Consulta Provinciale degli Studenti del capoluogo piemontese:
«Pietro Secchia è stato sicuramente il dirigente comunista che più di tutti ha portato una critica al cambio di linea del Partito Comunista Italiano e all’abbandono del marxismo-leninismo. L’analisi di Secchia sul rapporto che i comunisti devono avere con la gioventù e sul ruolo che la gioventù debba avere all’interno del partito stesso, anche essendo stato Secchia segretario della FGCI, rappresenta un contributo prezioso. L’apporto di Secchia alla Resistenza ha inoltre contribuito a coinvolgere la gioventù in quella che fu una delle lotte più alte nella storia del nostro paese, indirizzandola verso la lotta per la libertà e per il socialismo. Un ultimo elemento fondamentale fu il ruolo di Secchia per il movimento studentesco: la critica mossa da Secchia al PCI e la comprensione del progressivo allontanamento dalle masse giovanili rappresenta una lezione anche oggi, in un periodo in cui la disaffezione dei giovani dalla politica è sempre più evidente. Attualizzare il pensiero di Secchia rappresenta quindi un obiettivo quanto mai fondamentale.»
È poi intervenuto Enzo Pellegrin, militante torinese del PC:
«Ho incontrato molto tardi nella mia formazione gli scritti e la vita di Pietro Secchia. Ancora oggi il mio percorso è quello del discepolo che cerca di approfondire, non certo quello del cultore o dell’esperto. Tuttavia, in questo percorso, il discepolo è sempre colpito dai momenti, dalle riflessioni e dai contributi teorici ed intellettuali che gettano luce nelle tenebre del periodo odierno. Mi piace ricordare che Pietro Secchia iniziò il suo percorso politico all’interno della fabbrica come lavoratore. Egli era in una condizione peculiare: non era un operaio, ma un impiegato; condizione ancor più peculiare, fu un impiegato che scioperò insieme agli operai, realizzando la solidarietà con la parte maggiormente sfruttata del lavoro dipendente. Era, quello di Secchia, un comportamento che oggi qualcuno con faciloneria giudicherebbe “solidaristico”, ma che invece era denso di contenuti rivoluzionari.»
Pellegrin ha in seguito evidenziato il ruolo del pensiero secchiano in seno al dibattito interno al PCI nell’immediato dopoguerra:
«La posizione di Pietro Secchia nel Partito fu indubbiamente la componente che più mise in discussione l’interpretazione sempre più istituzionale e legalitaria del concetto di democrazia progressiva, nonché l’eccessiva subordinazione del Partito nella condivisione del governo con la Democrazia Cristiana. Le forze reazionarie, rilevava Secchia “non adottano la tattica della lotta frontale, ma quella del carciofo, strappano una foglia oggi ed una foglia domani, ci tolgono oggi un diritto, domani una posizione, dopodomani attuano un’altra misura reazionaria e di passo in passo insensibilmente siamo portati a cedere terreno ed a trovarci in posizione sempre più critica”. Si pensi a cosa sarebbe avvenuto se la posizione di Pietro Secchia non avesse potuto dialetticamente esprimersi nel Partito. Si pensi inoltre a ciò che avvenne dopo la sua liquidazione.»
Ha dunque preso la parola Claudio Panero, membro del Centro di Cultura e Documentazione Popolare e del sito resistenze.org:
«Pietro Secchia è stato da noi sempre preso in grande considerazione. Nato nel 1903 e morto nel 1973, aveva 14 anni all’epoca della rivoluzione sovietica e della rivolta del pane a Torino e 18 alla fondazione del PCd’I. Morì poco dopo la fine dell’intervento statunitense in Vietnam e poco prima del golpe in Cile. La sua vita ha attraversato quindi un periodo di storia molto intenso e molto importante per il movimento comunista internazionale ed era difficile prevederne allora il, crediamo temporaneo, declino.»
Panero ha infine approfondito ulteriormente l’importanza della figura storica di Secchia citando alcuni interventi di Sergio Ricaldone, partigiano del Fronte della Gioventù e sindacalista, e Giorgio Caralli, anch’egli partigiano ed esponente del PCI fino al suo abbandono a causa della critica alla deriva revisionista assunta dal partito.
Ha infine concluso il dibattito Lorenzo Lang, segretario nazionale del FGC e membro dell’Ufficio Politico del PC:
«Lo studio del pensiero di Secchia è un punto centrale dell’elaborazione storica che la nostra organizzazione ha svolto in questi anni. Tra le analisi di Secchia è fondamentale quella del ruolo del Partito Comunista e sulla difesa del carattere rivoluzionario del partito: in tal senso Secchia comprese al meglio come l’impostazione rinunciataria del partito nel dopoguerra avrebbe portato i comunisti a cedere terreno progressivamente e a uno spostamento su posizioni sempre più legate al parlamentarismo, rinunciando infine alla prospettiva della presa del potere rivoluzionaria da parte del proletariato. Le valutazioni di Secchia assumono grande importanza anche dal punto di vista organizzativo, in particolare l’analisi riguardo il mutamento della composizione di classe del PCI e la conseguente variazione delle posizioni politiche sostenute dal partito. Per chi oggi si pone l’obiettivo della ricostruzione comunista a partire da un pensiero marxista-leninista, rivoluzionario, approfondire l’elaborazione di Secchia è un elemento fondamentale per avere un solido e combattivo Partito Comunista.»
Al termine degli interventi dei relatori, si sono succeduti interventi, domande e riflessioni da parte dei presenti, ed è stata annunciata la costituzione di un gruppo di discussione politica intitolato a Secchia all’interno del Circolo La Tampa.