Sebbene lo spoglio sia ancora in corso a poco più di metà delle schede scrutinate in No risulta in testa saldamente, con oltre il 70% dei voti, ed ha superato la soglia minima dei 5.100 voti necessari per raggiungere la maggioranza dei 10.101 lavoratori votanti (oltre l’85% degli 11.602 aventi diritto al voto). Dai primi dati parziali si registra una vittoria netta tra il personale di volo di Fiumicino con 2315 no e appena 226 sì, Malpensa 698 no e 153 sì e Linate 278no, 39 sì. Il no è in vantaggio al momento anche tra il personale di terra dell’aeroporto romano, mentre il sì ha prevalso tra il personale amministarativo e degli uffici, con 440 no 664 sì.
Sconfitto il governo, sconfitto il piano aziendale, sconfitti anche i sindacati maggioritari CGIL, CIS, UIL e UGL che si erano espressi a favore del piano e avevano invitato a votare per il sì. Sul fronte del no si era schierata la Cub, il Partito Comunista e l’USB che aveva alla fine rinunciato alla linea dell’astensione.
Per Alessandro Mustillo, segretario romano del Partito Comunista: «I lavoratori di Alitalia hanno rifiutato il ricatto voluto dal governo e dai sindacati collaborazionisti. Hanno alzato la testa ed inviato un segnale a tutta la classe operaia italiana. Quale sia il risultato del voto finale, questo accordo non può avere futuro. Non possono essere i lavoratori a pagare i risultati delle privatizzazioni, delle politiche fallimentari del governo, delle colpe degli speculatori che per anni hanno guidato la compagnia di volo». Il Partito Comunista con il Segretario Generale Marco Rizzo ha reiterato la richiesta di nazionalizzazione dell’azienda. «E’ stato bocciato l’accordo dei sindacati confederali concertativi con il governo e i padroni arabi. Se cosi fosse è una mezza rivoluzione. La prima grande vittoria del sindacalismo di base. Serve la Nazionalizzazione della compagnia di bandiera e affidamento della gestione a personale di volo, tecnici e lavoratori».