UN NEO-NAZISMO MILITARE CON LA BANDIERA DELLA PACE E DEI DIRITTI UMANI. VIOLATI

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UN NEO-NAZISMO MILITARE CON LA BANDIERA DELLA PACE E DEI DIRITTI UMANI. VIOLATI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Francesco Maggiurana

 

Il 10 dicembre scorso, con un verdetto surreale al limite della farsa, la corte d’appello di Londra ha fatto vincere l’appello degli USA con cui chiedevano l’estradizione di Julian Assange in Colorado, ribaltando così la sentenza di primo grado che la negava, non in virtù del principio su cui si basa la libera informazione, bensì per le sue sempre più precarie condizioni psico-fisiche e di salute. Oggi si dà, di fatto, il rincaro alla sepoltura di quella che abbiamo sempre considerato come la libertà di stampa.

 

I legali di Assange, il 23 dicembre scorso hanno presentato un’istanza alla corte suprema del Regno Unito per ottenere il permesso di appellarsi contro la decisione dell’alta corte di Londra: ovvero la corte di giustizia di un paese in cui vige una legge che impedisce l’estradizione in paesi in cui è in vigore la pena di morte: tra cui gli USA. Un caso che dovrebbe far saltare dalla sedia lo stesso governo britannico di Boris Johnson nel fare il possibile per applicare la suddetta legge, ma che invece lo vede compiacente rispetto a chi, dall’altra parte dell’Oceano, ha incriminato Assange in base alla legge anti-spionaggio. L’”espionage-act” ricordiamo essere una legge risalente al lontano 1917 e che non distingue il giornalista che pubblica documenti di pubblico interesse dalla spia che passa documenti al nemico.

 

In questo quadro tra il tragico e il drammatico, Julian rimane in cella nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh. Lui, un giornalista australiano pluri-premiato che tramite la piattaforma internazionale Wikileaks di cui è co-fondatore, ha rivelato all’opinione pubblica mondiale i più nefasti abusi, colpi di Stato e crimini di guerra commessi soprattutto dall’imperialismo neo-nazista USA. Un giornalista meritevole dei più grandi e prestigiosi premi esistenti, Nobel per la Pace compreso. Un premio che, nel mondo fatto alla rovescia, invece, è stato conferito all’allora Presidente guerrafondaio USA Barack Obama, circa un paio di anni prima di rendersi tra i principali responsabili dell’attacco militare della NATO in Libia, nel 2011.

 

Una persecuzione giudiziaria e politica avente una gravità inaudita e che non ha precedenti nel panorama mondiale. Una vicenda su cui regna un’omertà da fare invidia, probabilmente, persino alle peggiori cosche mafiose. E da parte della quasi totalità degli attori politici, editoriali e dello spettacolo. Per lo meno in Italia. Un’omertà caratterizzata da una sudditanza e una pavidità fuori misura, caratteristiche prevalenti, a quanto pare, anche, se non soprattutto dei massimi vertici istituzionali. Al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al capo dello Stato Mattarella, come gruppo Italiani per Assange, abbiamo rivolto un appello l’11 marzo scorso, chiedendo loro a gran voce di utilizzare la propria influenza diplomatica per chiedere il ritiro delle accuse da parte degli USA, nonostante l’Italia ne sia diventata una succursale geo-politica e militare da circa 70 anni, come la presenza di centinaia di basi militari della NATO sparse per tutto lo Stivale è la dimostrazione più evidente.

 

A quanto pare si preferisce tacere e rendersi corresponsabili di chi sta mandando al patibolo Assange. D’altro lato, si spellano le mani felicitandosi per l’ordine di scarcerazione di Patrick Zaki. Ignobile teatrino omaggiato dal Parlamento della Repubblica italiana.

 

Lo stesso Parlamento alcune settimane fa ha mostrato una delle scene più vomitevoli e orripilanti di sempre, ritrovandosi a bocciare una mozione presentata dal gruppo parlamentare Alternativa per impegnare il governo a concedere ad Assange la protezione e lo status di rifugiato politico. Un meschino volta-faccia compiuto soprattutto da una forza politica come il Movimento 5 Stelle, che il giornalista Assange lo portava nel palmo della mano, e lo guardava come modello. Ma che da tempo, oramai, su questo pare essere diventato l’emissario politico dell’ex numero uno della CIA, Mike Pompeo, ovvero l’ex segretario di quella stessa organizzazione criminale, non meno nefasta rispetto al suo braccio armato della NATO, che nel 2017 stava escogitando un piano per assassinarlo.

 

Ma evidentemente, certi abusi, colpi di Stato o crimini valgono di meno se vengono commessi dall’Occidente, in particolar modo dagli USA: la più grande potenza militare al mondo. E ai quali, anche la corte di Londra ha dato il proprio “appoggio”.

 

Questo il 10 dicembre scorso: ovvero la giornata mondiale per i diritti umani.

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