Speravano in una valanga di voti a favore, ma ne hanno ottenuti meno delle scorse elezioni, e meno ancora del numero di elettori che si espressero in favore del presidente Maduro. La spallata alla coalizione progressista che governa in Venezuela non è giunta, nonostante le aspettative mediatiche. Il referendum parallelo dell’opposizione contro Maduro ottiene ovviamente il 98% dei voti a sfavore della costituente, ma la soglia dei votanti è ben al di sotto degli 8 milioni sperati. Nella stessa opposizione la delusione è molta, nonostante l’atteso sostegno dei media internazionali.
I giornali non lo dicono ma in Veneuzuela si sono svolte due elezioni: una prova generale per la votazione dell’Assemblea Costituente voluta da Maduro e una (illegale) voluta dall’opposizione venezuelana. Maduro ha ringraziato i venezuelani che si sono recati alle urne ufficiali. «Abbiamo scritto il preambolo della grande vittoria patriottica che otterremo con le elezioni dell’Assemblea Nazionale Costituente grazie alla determinazione del popolo venezuelano che ha risposto in massa alla chiamata». Di queste votazioni in Italia non si è saputo nulla.
Il 30 luglio i venezuelani saranno chiamati a votare per l’Assemblea Costituente voluta dalla coalizione al governo in Venezuela. Da quest’assemblea dovrebbe scaturire una nuova forma di stato, con la previsione di un potere diretto per i lavoratori e per i settori sociali delle masse popolari venezuelane, tale da mettere fine alla forma della democrazia borghese, che ancora permane in Venezuela, nonostante i successi elettorali delle forze bolivariane. Si tratta di una lotta mortale, ovviamente, tra la borghesia che tenta il golpe con l’appoggio imperialista, e le forze che intendono far avanzare il processo bolivariano nella direzione rivoluzionaria e socialista. L’opposizione lo sa e alza il tiro dello scontro.
La consultazione (illegale) voluta dall’opposizione venezuelana è sotto accusa da parte del governo per i brogli. Trattandosi di una consultazione non ufficiale e gestita da apparati esterni allo Stato d’altronde non è possibile verificare con certezza la reale validità dei risultati. Sotto accusa in particolare il voto all’estero. Secondo Jorge Rodríguez, del PSUV gli elettori venezuelani iscritti nelle liste elettorali all’estero sarebbero appena 101.000 mentre l’opposizione ha dichiarato ben 693.000 persone. «Senza registri elettorali – ha dichiarato Rodríguez – non si può sapere chi abbia realmente votato». Dalla Spagna i dati che affluiscono parlano di cifre entusiasmanti: ben il 137% dei venezuelani residenti in Spagna avrebbero votato al referendum!
A smontare i dati sull’affluenza anche un ragionamento tecnico. Calcolando il numero delle postazioni di voto dichiarate e l’orario dei apertura e chiusura dei seggi il giornalista Víctor Hugo Majano ha stimato che «gli elettori al “plebiscito” dovrebbero votare a una velocità di 19 persone al minuto in ciascuna delle postazioni di voto, il che è ovviamente impossibile».
Intanto un recente sondaggio pubblicato in Venezuela dal giornalista José Vicente Rangel afferma che il 75% dei venezuelani è favorevole ad un modello economico di carattere socialista, il 74% si dice in disaccordo con la prospettiva di una ri-privatizzazione del colosso petrolifero PDSVA, il 67% si dice contrario ad una privatizzazione del settore dell’energia elettrica.
Intanto in Italia la politica è corsa in massa a sostenere l’opposizione, con esponenti del governo in prima fila. Il governo italiano d’altronde non ha fatto mistero di voler esplicitamente difendere gli interessi dei propri connazionali in Venezuela, che per inciso, sono spesso tra i proprietari delle grandi aziende economiche che rischiano di essere espropriati con un approfondimento del processo rivoluzionario bolivariano. La libertà c’entra poco. La partita in Venezuela è tra capitalisti e tra le classi popolari.
Dal tornante di queste settimane capiremo molto sul futuro del Venezuela. Costruire il socialismo è possibile solo ponendosi con forza la questione del potere (non dello stare al governo) e la necessità di abbattere una struttura, quella della democrazia liberale borghese, che è sempre maschera e strumento di interessi capitalistici, per liberare la vera democrazia, quella socialista, in cui il potere è davvero nelle mani dei lavoratori. Ci riuscirà il Venezuela bolivariano? Su questa via avrà tutto il nostro appoggio.