Il Vertice della NATO in corso a Madrid segue come ormai d’abitudine i vertici del G7, essendo queste organizzazioni imperialiste, insieme alla Unione Europea, ormai del tutto sovrapposte.
In apertura è stato firmato un memorandum d’intesa tra Turchia e Svezia e Finlandia che sblocca il percorso d’adesione alla Nato dei due Paesi scandinavi.
A prima vista sembra che Helsinki e Stoccolma abbiano accettato tutte le richieste del governo turco. Si sono impegnate a modificare le loro leggi nazionali in materia di lotta al terrorismo, a condannare il PKK, a non sostenere la formazione curda siriana YPG, a siglare un accordo sulle estradizioni con la Turchia, che mette a repentaglio attualmente rifugiati turchi nei due paesi, e a rimuovere il blocco all’export di armi verso Ankara.
Il documento firmato dai ministri degli Esteri dei tre Paesi è diviso in dieci punti, nei quali Svezia e Finlandia hanno dovuto anche sottoscrivere la loro «inequivocabile condanna verso tutte le organizzazioni terroristiche che hanno attaccato la Turchia» ed esprimere la loro «solidarietà con i familiari delle vittime».
Insomma una débâcle totale per le cosiddette “democrazie” scandinave, che hanno da sempre fatto della difesa dei “diritti civili” e della “lotta alle dittature” il loro segno distintivo.
Quanto questo segno sia da tempo farlocco e lontano anni luce dalle limpide e coraggiose posizioni della socialdemocrazia svedese di Olof Palme (non a caso assassinato nel 1986) lo avevamo già notato quando la Svezia partecipò al criminale assalto nel 2011 alla Libia di Gheddafi. E da quando i due paesi scandinavi siano già da tempo sostanzialmente integrati nella macchina bellica della NATO, senza bisogno di aspettare questa ridicola pagliacciata, che però mette fine alle ultime foglie di fico delle due nazioni.
Altro cazzotto nell’occhio dei “democratici” è la completa assenza nei temi del Vertice del problema dei profughi. Proprio il governo spagnolo che ospita l’incontro si è reso colpevole nei giorni scorsi di trattamenti inumani e criminali a Melilla che hanno provocato 37 morti tra coloro che vengono sospinti verso l’Europa proprio a causa dei decenni di sfruttamento e guerre coloniali che la NATO ha promosso. Il doppiopesismo di questi campioni delle democrazie e nemici delle “autocrazie”, democratici che aprono le porte ai profughi bianchi cristiani e soprattutto utili alla propaganda occidentale e la sbattono in faccia a tutti gli altri, ormai è innegabile.
L’unica strada che questi nemici dell’umanità sanno battere è quella militare. Più armi sofisticate e costose che fanno la gioia dei costruttori, più mezzi umani e materiali che costano alle sfiancate economie risorse sottratte a ciò che veramente occorrerebbe ai popoli, più debito che verrà pagato dalle generazioni future, alle quali lasciamo, insieme al disastro economico e sociale, anche un disastro ecologico e un depauperamento delle fonti primarie che non ha precedenti, facendo la transizione ecologica con la lignite.
L’incremento delle forze di reazione rapida dell’intera Nato, che nelle previsioni dovrebbe passare da 40 a 300 mila soldati immediatamente mobilitabili, comporterà per l’Italia di dover garantire dai 10 ai 15 mila soldati bene armati e addestrati e dotati di mezzi e logistica per missioni fuori dal territorio nazionale. Nemmeno il doloroso 2% del Pil per la spesa militare impostoci dalla NATO sarà sufficiente. Dove vogliono arrivare?
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Nell’immagine, il re di Spagna accoglie il Presidente degli Stati Uniti al palazzo Reale sotto la statua di Carlo V (Carlo I come re di Spagna) che simboleggia la vittoria sui Turchi. Singolare nemesi storica