Con un emendamento al DL n.50/2017, la manovra correttiva in votazione in Parlamento, proposto dalla deputata PD Stefania Covello è stata inserita nel provvedimento una norma di abrogazione di due importanti leggi che regolano il settore auto-ferro-tranviario. Si tratta del RD 8 gennaio 1931 n. 148 e successive modifiche, e del la legge 22 settembre 1960, n. 1054. Non era la prima volta che il governo cercava di ottenere questo risultato. Nel 2015 la riforma Madia della pubblica amministrazione aveva tentato l’abrogazione, ma aveva ricevuto lo stop della Corte Costituzionale per parziale incostituzionalità della riforma.
La norma è passata sui media come provvedimento anti-Flixbus, ma i sindacati hanno alzato il tiro, ritenendo assolutamente riduttiva questa etichettatura. In effetti la norma, ha tutt’altra finalità: aprire la strada al peggioramento delle condizioni lavorative e salariali dei lavoratori del comparto e rendere più semplici i processi di privatizzazione di questo settore strategico tanto a livello nazionale quanto a livello locale, seguendo gli interessi di gruppi economici che stanno investendo proprio sulla ulteriore privatizzazione dei trasporti.
«Il vero scopo del provvedimento – ha dichiarato l’USB in una nota – è quello far diventare applicabile anche alla categoria degli Autoferrotranvieri il Jobs Act, poiché il RD 148/31, ne ostacolava l’applicazione e di indebolire i lavoratori nei confronti del padronato abbassando il costo del servizio attraverso la precarizzazione del rapporto di lavoro». Per l’USB il provvedimento «è l’ennesima dimostrazione del tradimento consumato nei confronti del mondo del lavoro e conferma, semmai avessimo dubbi, come la deputazione e tutto il PD, siano lontani da quei principi di giustizia sociale, solidarietà e diritti, che dovrebbero essere alla base di una’idea progressista di sinistra».
Duro anche il giudizio del SUL che ha parlato di provvedimento finalizzato a «smantellare e a gettare nella giungla ciò che resta degli autoferrotranvieri e dei trasporti pubblici in Italia». Sempre il SUL si è scagliato contro le forze di opposizione, lamentando la scarsa attenzione al provvedimento, anche nei passaggi in commissione. «Ma gli altri, e cioè quelli che nelle campagne elettorali vanno in giro nei depositi/rimesse a chiedere i voti? Che fine hanno fatto e perché sono rimasti silenti? Delle due l’una, o ignorano l’importanza del R.D. 148/31 oppure è stata raggiunta un’intesa sotterranea e trasversale. Che coinvolge tutti, non si scappa».
Sui possibili interessi convergenti non mancano alcune coincidenze con la storia della stessa famiglia Covello, di cui fa parte la senatrice che ha promosso l’emendamento. Secondo l’USB «tutti gli addetti ai lavori, compreso il PD cosentino, calabrese e nazionale, sono consapevoli del fatto che la sua famiglia è direttamente interessata a una evoluzione legislativa del settore del Trasporto pubblico locale, compreso quella del lavoro,che possa,in qualche modo, favorire le liberalizzazioni e le privatizzazioni non solo dei servizi ma anche del mercato del lavoro nel settore autoferrotranvieri» Il sindacato di base ha parlato di una mossa finalizzata a riguadagnare «fiducia del partito per una possibile ricandidatura, dell’azienda Simet/BusItalia e, più in generale, di tutte le associazioni datoriali che guardano con interesse alla privatizzazione di un diritto universale come, appunto, la mobilità e quindi i servizi di Trasporto pubblico locale che ne sono l’asse portante e storicamente, in Calabria…e non solo, fanno riferimento alla famiglia Covello», ricordando come «l’assessore regionale Franco Covello papà dell’On. Stefania che, grazie a una sua iniziativa legislativa, salvò i concessionari privati dal fallimento a scapito delle aziende pubbliche con fiumi di danaro pubblico».
La strada della completa privatizzazione dei trasporti sembra ormai lastricata, a meno di ripensamenti dell’ultima ora al Senato. Via l’ultimo grande ostacolo legislativo nazionale, che aveva posto limiti, oggi non più tollerati dalla legislazione europea e dagli interessi delle lobby. Porte aperte alla deregolamentazione totale del lavoro, mentre fino ad oggi era necessario ricorrere formalmente agli appalti e alle esternalizzazioni. E non sarà una coincidenza, tutto questo riguarda specialmente il piatto ricco della prospettiva di privatizzazione di ATAC a Roma. Non è un caso che proprio mentre si discuteva del provvedimento, l’ex assessore capitolino del PD Walter Tocci, pezzo da novanta del PD romano, apriva all’iniziativa dei radicali del referendum sulla privatizzazione dei trasporti invitando i democratici a sostenerlo.
«I lavoratori dei trasporti devono prepararsi ad un nuovo attacco grazie ai provvedimenti del governo – ha dichiarato in una nota il Partito Comunista – Il PD vuole la privatizzazione totale del settore, e questo comporterà un peggioramento delle condizioni dei lavoratori e dei servizi resi, come dimostrano casi come quello di Roma TPL. Per questo è importante iniziare fin da ora una mobilitazione generale del settore dei trasporti, e crediamo che lo sciopero del 16 giugno promosso dalla CUB possa essere un primo momento utile, ad organizzare la lotta dei lavoratori del comparto dei trasporti».