Il Left Democratic Front che governa lo Stato indiano del Kerala ha vinto le elezioni per il rinnovo dell’assemblea legislativa, confermandosi per la seconda volta consecutiva la forza politica principale.
È la prima volta in 40 anni che in una elezione di questo tipo una forza politica vince per due volte consecutive.
Rispetto alle ultime elezioni del 2016, il Partito Comunista Indiano Marxista (CPI-M) incrementa i propri parlamentari da 58 a 62 che, con i 17 parlamentari eletti dal Partito Comunista Indiano (CPI), porta i comunisti a occupare 79 seggi sui 140 totali che compongono l’assemblea legislativa del Kerala, sancendo la totale egemonia dei comunisti all’interno della stessa coalizione di sinistra che raggruppa 12 partiti.
Il popolo del Kerala ha votato sulla base dei risultati ottenuti dal governo in carica, sulle politiche alternative perseguite, sul modo in cui tutte le calamità naturali sono state affrontate, la pandemia e le sue conseguenze sono state gestite, le misure relative allo stato sociale intraprese e la salvaguardia del carattere laico,democratico e armonioso della società del Kerala.
Successivi governi guidati dai comunisti hanno contribuito alla costruzione del famoso «modello Kerala», grazie al quale una regione di un paese in via di sviluppo con un basso reddito pro capite ha raggiunto indici di sviluppo confrontabili con quelli di qualunque paese sviluppato in settori quali l’istruzione, la salute, la casa, le infrastrutture. La popolazione ha raggiunto un tasso di alfabetizzazione del 100%. La povertà – caratteristica di molte altre zone dell’India e, in generale, del mondo in via di sviluppo – è oggi sconosciuta in Kerala.
1 Comment
Lo zio Volodya ci ha visto lungo riguardo al continente asiatico.