XX Incontro Internazionale: Intervento del Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS)

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XX Incontro Internazionale: Intervento del Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS)

Intervento del Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS) al XX Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai svolto ad Atene dal 23 al 25 novembre. Traduzione dal francese a cura della redazione di La Riscossa.

Salutiamo calorosamente la celebrazione del centenario della fondazione del Partito Comunista di Grecia.  

Lo scorso anno abbiamo celebrato il centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre 1917. I comunisti devono riflettere sulle lezioni apprese dal suo trionfo, la costruzione del socialismo e la vittoria della controrivoluzione alla fine degli anni ’80, le conseguenze di questa ritirata sulla condizione della classe operaia e di tutti i popoli oppressi dal sistema capitalista-imperialista.  

Partiamo dalla riaffermazione della correttezza della tesi che la nostra attuale epoca storica è e rimane quella della lotta per la transizione dal capitalismo al socialismo, prima fase del comunismo. La vittoria della controrivoluzione nell’URSS e negli altri paesi socialisti non invalida in alcun modo questa tesi, che rimane fondamentale per la definizione della strategia del movimento comunista internazionale. Come aveva affermato Lenin prima dell’ottobre 1917, questa è l’era delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni, dell’offensiva e della difesa, delle vittorie e delle sconfitte delle classi sfruttate e oppresse nelle loro continue lotte per la loro emancipazione sociale, della loro instancabile lotta fino al trionfo finale realizzato dall’abolizione irreversibile del regime capitalista. Il riconoscimento della validità di questa tesi e l’azione per raggiungerla sono il banco di prova per distinguere ciò che nel movimento comunista è veramente comunista da ciò che è caduto nell’opportunismo e si comporta come un oggettivo alleato della perpetuazione dello sfruttamento capitalistico, con i suoi orrori, le sue guerre, la sua barbarie. 

Nonostante gli scritti degli ideologi della borghesia tendenti a seminare il dubbio tra gli sfruttati sull’ineluttabilità della rivoluzione socialista, il mondo attuale è segnato dal protrarsi del conflitto economico, politico e ideologico irriducibile tra la borghesia e il proletariato, tra le classi dominanti e i popoli dominati in ogni paese e in tutto il mondo. Laddove i comunisti non hanno abbandonato la lotta mortale contro gli sfruttatori, questo conflitto si sta chiaramente manifestando nei suoi obiettivi, anche se la classe operaia nel suo insieme non ha ancora ripreso la speranza nelle sue forze. E anche altrove, la borghesia non può impedirgli di dispiegarsi. Può ancora ritardare per un certo tempo la consapevolezza dei lavoratori cercando di dividerli, di seminare odio tra di loro sulla base delle loro origini etniche, le loro pratiche religiose, aizzare gli autoctoni contro i migranti, cercare di disinnescare i processi rivoluzionari sventolando la bandiera dello sciovinismo, del separatismo, dell’oscurantismo, ecc. Ma non è in suo potere sradicare gli antagonismi di classe e le crisi inerenti al capitalismo che accelerano l’educazione degli sfruttati portandoli a combattere in modo consapevole e organizzato il regime di sfruttamento se i comunisti assolvono al loro dovere di rivoluzionari, propagandando instancabilmente la parola d’ordine della necessità della rivoluzione. 

Le condizioni economiche della nuova offensiva rivoluzionaria per sconfiggere il capitalismo stanno maturando. La classe operaia, principale forza motrice delle trasformazioni storicamente necessarie, continua a crescere numericamente ed economicamente. Il suo peso sta crescendo. Cento anni fa la rivoluzione socialista fu possibile in Russia, quando la classe operaia contava un numero di persone molto più piccolo su scala mondiale di quanto lo sia oggi. La classe operaia nel senso di classe che produce plusvalore nel sistema capitalista, la classe più sfruttata, la più concentrata, che ha stretti legami con gli altri strati sociali produttivi schiacciati dalla grande borghesia, la classe operaia, becchino della borghesia che l’ha prodotta, che è aumentata di numero e di forza a causa dell’accumulo di capitale, questa classe è praticamente presente in tutti i paesi del mondo. Si è formato un esercito proletario internazionale. Organizzato, unito, reso consapevole della sua missione storica – abbattere il regime capitalista e costruire la società socialista – costituisce, in alleanza con tutti gli strati sociali produttivi, una formidabile forza di emancipazione che sconvolgerà il mondo, farà brillare di mille luci la speranza in un mondo libero da oppressione e guerre, che porrà fine a un regime che ha raggiunto il suo ultimo stadio di capitalismo putrescente, agonizzante. 

Il capitalismo non cadrà da solo come un frutto maturo. La responsabilità storica dei partiti legati alla dottrina di Marx-Engels-Lenin è di organizzare e dirigere la sua lotta verso la caduta del capitalismo, verso il socialismo. È creare le condizioni soggettive, politiche, ideologiche, organizzative della rivoluzione socialista, il rovesciamento del regime borghese, la presa del potere da parte della classe operaia e dei suoi alleati, l’instaurazione del socialismo. 

Da comunisti, non siamo sognatori pensando che questo obiettivo possa esser raggiunto sin dall’inizio, senza lunghe lotte, difficili, disseminate di vittorie e fallimenti momentanei, senza passare attraverso zigzag come diceva Lenin, con lotte intermedie, date le realtà di ogni paese, che impongono tattiche diverse dettate dalle manifestazioni della legge dello sviluppo diseguale del capitalismo. 

I percorsi nazionali differenti richiedono al contrario: 

  • Di includere in questo grande obiettivo, la preparazione della rivoluzione socialista, le lotte economiche per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, per le libertà democratiche, per superare l’oscurantismo religioso, per la difesa del diritto dei popoli a definire il loro percorso di sviluppo minacciato da ingerenze e interventi militari dell’imperialismo, ecc. 
  • Usare tutte le forme di lotta per raggiungere questo obiettivo, per sottomettere a questo obiettivo strategico queste forme e alleanze momentaneamente intrecciate con questa o quella categoria sociale schiacciata dal capitalismo ma esitante. 
  • Svolgere un ruolo di propaganda, agitazione e formazione ideologica per connettere il Partito Comunista e l’avanguardia combattente della classe operaia, per conquistare l’intera classe alla necessità di porre fine al dominio della borghesia, per prepararlo all’esercizio della dittatura del proletariato senza il quale questa vittoria sarà effimera e sarà inevitabilmente seguita da tragiche sconfitte. 
  • Unificare e coordinare a tal fine le lotte di tutto il movimento comunista internazionale: organizzare la cooperazione tra i partiti comunisti dei paesi dominanti e quelli dei paesi dominati politicamente o economicamente, in modo da spezzare i freni ideologici che tendono a fargli credere che la lotta deve escludere dai suoi slogan la lotta per il socialismo limitandosi alla conquista delle libertà democratiche borghesi, in attesa che lo sviluppo delle forze produttive abbia raggiunto un certo livello grazie all’alleanza con la cosiddetta borghesia “patriottica”. 

Per quanto ci riguarda, noi comunisti d’Algeria, iscriviamo la nostra azione in fedeltà al marxismo-leninismo. Rifiutiamo l’idea che l’Algeria sia ancora nella fase preliminare del completamento della rivoluzione nazional-democratica. Questa fase è stata superata nei primi anni di indipendenza. La lotta per la piena indipendenza politica ed economica si era intrecciata con la lotta per il socialismo attraverso l’azione spontanea dei lavoratori, in modo che le terre dei coloni e le fabbriche abbandonate dai capitalisti europei passassero sotto il loro controllo. La frazione nazionalista-rivoluzionaria della piccola-borghesia fece un’alleanza con i lavoratori e stimolò lo sviluppo industriale con i soldi delle esportazioni di petrolio e gas nazionalizzati. Meno di vent’anni dopo, questo processo progressista e promettente venne fermato e sconfitto dall’azione distruttiva congiunta della borghesia, che prosperò all’ombra del settore pubblico e non tollerò più alcuna minaccia per il suo futuro, dei grandi proprietari nazionalizzati dalla riforma agraria, dell’imperialismo. Le cause di questa sconfitta risiedevano anche nel: 

  • Rifiuto di queste frazioni della piccola borghesia di adottare i principi del socialismo scientifico, di riconoscere il ruolo della classe operaia come forza trainante, di rompere con le frazioni reazionarie del potere derivati dalla guerra di liberazione, frazioni che conducono il sabotaggio delle opzioni e delle realizzazioni progressiste, dando ai comunisti e ai lavoratori la libertà di espressione e di organizzazione; 
  • Gli errori dei comunisti: nel momento in cui le lotte di classe erano esacerbate dalla scelta del sentiero socialista di sviluppo, non reclamarono più il diritto all’esistenza organica indipendente del loro partito. Misero al centro della loro azione la realizzazione di un fronte unito sulla base dell’illusoria idea del “rinnovamento” del partito nazionalista piccolo-borghese (che aveva condotto la guerra di liberazione), della trasformazione di questo fronte in “grande partito d’avanguardia”. Peggio ancora, non considerarono di porre al centro della loro azione di propaganda e organizzazione la lotta per la trasformazione rivoluzionaria del regime risultante dalla guerra di liberazione in regime dell’alleanza tra la classe operaia-contadina laborotrice e gli strati sociali intermedi che accettano il socialismo. 
  • Il basso livello di coscienza e esperienza politica della classe operaia che ha continuato a fidarsi delle promesse del regime. 

Il movimento comunista internazionale è a un bivio. Di fronte alla crisi insormontabile del capitalismo, una crisi dovuta alla fondamentale contraddizione tra il carattere sociale delle forze produttive e il carattere privato della proprietà dei mezzi di produzione, carattere che genera l’anarchia della produzione e dell’accumulazione capitalista, spreco delle forze produttive, all’incapacità del regime capitalista di mettere queste forze al servizio della piena soddisfazione dei bisogni sociali, materiali e culturali dei lavoratori, alle distruzioni, guerre locali e preparativi per la guerra su vasta scala al fine di una nuova divisione dei mercati e delle fonti di energia, al fine di risolvere la questione di chi dominerà il mondo, a fronte di ciò o il movimento comunista internazionale si riprende e intraprende il cammino di preparazione per la rivoluzione in gestazione, o diventa un ausiliario della perpetuazione della dominazione borghese-imperialista. 

Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi! 

Viva l’internazionalismo proletario!  

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