Vogliamo ringraziare i compagni del Partito Comunista di Grecia per la preparazione di questo 20° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, nato ad Atene due decenni fa, per sua iniziativa, impegno e grande sforzo, in condizioni di regresso e confusione del movimento comunista internazionale, e che con grande lealtà all’internazionalismo proletario ha contribuito a far sì che si convertisse in uno spazio stabile di scambio di opinioni e articolazioni di iniziative comuni per la solidarietà e l’azione che esercitano i partiti comunisti e operai del mondo. Approfittiamo per ribadire il nostro saluto fraterno per i 100 anni di vita del KKE.
Compagni,
per il marxismo-leninismo la classe operaia – il moderno proletariato – è quella chiamata a rovesciare e seppellire il sistema capitalista e costruire la società nuova senza sfruttati né sfruttatori, il socialismo-comunismo, cosa che è determinata dal suo posto nel processo della produzione, la vendita della sua forza-lavoro e la generazione di plusvalore che è ciò che valorizza il capitale; ossia, la base dell’accumulazione e profitto, ciò che sostiene il sistema capitalista è il lavoro non pagato espropriato alla classe operaia, il plusvalore.
La classe operaia enunciata già fin dal Manifesto del Partito Comunista come la classe chiamata ad avere il ruolo principale nelle nuove rivoluzioni sociali è portatrice del nuovo e antagonista del vecchio; è protagonista nella lotta di classe contemporanea sul piano economico, politico e ideologico, protagonista nella rivoluzione per rovesciare il capitalismo, protagonista nella direzione del nuovo Stato per esercitare la dittatura del proletariato e costruire il socialismo-comunismo.
È con la classe operaia che si produce una rivoluzione nella filosofia, e sorge la teoria marxista, arricchita come marxismo-leninismo, elevando il pensiero a livelli superiori per l’azione cosciente che ponga fine a ogni sfruttamento e ponga fine alla preistoria dell’umanità; ed è con la classe operaia che sorgono vincoli che superano qualsiasi frontiera nella lotta contro il capitale, i poderosi vincoli dell’internazionalismo proletario.
La classe operaia è stata protagonista già dell’epopea della Comune di Parigi, della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e dell’esperienza della costruzione socialista in vari paesi del mondo.
Vista l’importanza della classe operaia, il suo carattere fondamentale nell’epoca in cui viviamo, è comprensibile che sia soggetta all’attacco costante dei centri ideologici del capitale.
Dall’azione corrosiva dell’opportunismo/riformismo di Bernstein e Kautsky, l’anticomunismo, alla denominata “Scuola di Francoforte” e il cosiddetto “marxismo occidentale” e altre teorie deviazioniste. Negli anni ’60 Marcuse sosteneva che il ruolo rivoluzionario era giocato dagli studenti, perché la classe operaia si era “imborghesita” e non era più interessata alla lotta rivoluzionaria e sotto queste tesi antimarxiste sorse la “nuova sinistra” che tanto ha fatto regredire la lotta di classe, che tanto ha pregiudicato l’azione politica della classe operaia e dei partiti comunisti. E così, si succedono una dietro l’altra teorie sulla fine della classe operaia, sui soggetti emergenti (indigeni, movimenti sociali, femminismo, “popolo”, ambientalismo) per colpire il ruolo rivoluzionario della classe operaia e influire negativamente nell’azione dei partiti comunisti, per modificare il suo centro gravitazionale: l’azione politica per politicizzare e organizzare la classe operaia.
Nel nostro caso veniamo da esperienze molto negative per tali influenze. Prossimi a compiere 100 anni di attività, da quando nel 1919 si iniziò a organizzare la Sezione Messicana dell’Internazionale Comunista; il primo allontanamento del PCM dalla classe operaia si deve alle alleanze con la borghesia “progressista” degli anni ’30, il cardenismo [da Lázaro Cárdenas, ndt], il “nazionalismo rivoluzionario”, che portarono ad indebolire il fronte ideologico contro l’“ideologia della Rivoluzione Messicana” permettendo che questa penetrasse tra la classe operaia; un secondo errore fu quando, nell’ottica di concretizzare la linea del fronte popolare del VII Congresso dell’Internazionale Comunista, il PCM promosse che la centrale operaia dell’epoca, la CTM [Centrale dei Lavoratori del Messico, ndt], fondata con lo sforzo determinante dei comunisti, passasse ad esser parte, “settore” del Partito della Rivoluzione Messicana, partito borghese, che pochi anni dopo cambiò nome in Partito Rivoluzionario Istituzionale [PRI]; un nuovo problema in questa direzione fu ammettere l’influenza del browderismo[*], che colpì in Messico e in buona parte dei PC dell’America Latina, e che portò alla dissoluzione delle cellule nei luoghi di lavoro, modificando la struttura del PCM, come partito proletario organizzato in fabbriche, sindacati, rami dell’industria, per convertirlo in una organizzazione territoriale; negli anni ’60 si diede priorità agli studenti e alla piccola borghesia, cosa che modificò la sua natura di classe e insieme ad altri fattori ideologici e programmatici si aprì il passo alla liquidazione nel 1981.
Il processo di riorganizzazione del PCM non è stato esente da questi dibattiti nei confronti di teorie antioperaie, come quelle dello zapatismo, Negri e Hardt, Holloway, l’altermondialismo e anche il progressismo di determinante influenza negli ultimi due decenni in America Latina. Ratificando il ruolo rivoluzionario della classe operaia e l’obiettivo strategico e storico della lotta per il socialismo-comunismo, ancorandoci al criterio di classe, nel PCM traiamo lezioni per il nostro intervento nella classe operaia e l’insieme dei lavoratori e per una politica di alleanze nella lotta per il potere.
La cosa essenziale, secondo noi, in una linea che abbraccia i nostri Congressi, – IV (2010), V (2014) e VI – dell’attività di qualsiasi partito comunista è il suo intervento e azione tra la classe operaia nei luoghi di lavoro, epicentri dell’antagonismo capitale/lavoro, per cui i nostri sforzi si concentrano lì, sia sul terreno dell’intervento dei comunisti per la vita sindacale con orientamento di classe per le lotte economiche/rivendicative, sia per politicizzare queste lotte, ossia connettere il concreto/quotidiano con la lotta strategica per la rivoluzione socialista. Tale attività di base richiede il perfezionamento e l’adeguamento costante della politica e dell’azione del PCM, dallo studio della struttura di classe, le tendenze di concentrazione e centralizzazione dei monopoli sia privati che pubblici, la vita di ogni sindacato e le tendenze ideologiche che si delineano nel sindacalismo, le condizioni di vita dei lavoratori e il grado di coscienza, l’effetto di ogni lotta. È un lavoro che richiede sia dell’influenza sindacale dei comunisti per il rafforzamento di un movimento sindacale di classe sia della creazione di organizzazioni di base e organizzazioni settoriali del PCM.
Nel PCM consideriamo che il lavoro preparatorio del processo rivoluzionario necessario in Messico si basa strettamente in questo lavoro tra la classe operaia e il movimento operaio.
Anche il partito per compiere il suo ruolo di avanguardia deve chiarire questioni fondamentali come la lotta contro l’imperialismo e valutare la costruzione socialista. Non è corretto imbellettare le contraddizioni inter-imperialiste, vedendo se un centro imperialista è più aggressivo, come ad esempio fa chi considera che la Russia abbia un ruolo antimperialista per il suo antagonismo nei confronti degli USA, dimenticando che in ogni caso le sue mosse politiche, diplomatiche e militari hanno a che vedere con la questione economica dei suoi monopoli del gas, petrolio, industria militare, ecc. O la questione della guerra dei dazi, commerciale, economica tra la Cina e gli USA che è per il dominio di mercati e non ha assolutamente nulla a che vedere con due mondi in disputa. È un errore molto grave voler collocare la classe operaia e i popoli sotto una bandiera estranea in questa disputa inter-imperialista. Lo stesso consideriamo a proposito di tutte le deformazioni sul socialismo. Questa trita e ritrita cantilena delle specificità, delle vie nazionali, dei percorsi propri, non può negare le regole, le leggi generali del socialismo nella sua esperienza storica e che riguardano il potere operaio, il controllo operaio, la socializzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione centrale e della lotta costante contro le relazioni mercantili. Quando si rinuncia a qualcuna di esse la controrivoluzione capitalista avanza. Non corrisponde alla teoria rivoluzionaria questa questione del socialismo di mercato, socialismo con mercato, o qualsiasi assunto che mescola le relazioni mercantili con la costruzione socialista.
Ma la lotta della classe operaia e la sua avanguardia, il partito comunista, per il rovesciamento del capitalismo e la conquista del potere operaio presuppone una politica di alleanze. In nessun modo consideriamo corretto le alleanze con la borghesia o la socialdemocrazia, né l’appoggio a qualsiasi gestione del capitalismo. Le esperienze a riguardo ci lasciano lezioni conclusive:
Ciò su cui noi lavoriamo è l’alleanza tra la classe operaia con i settori popolari attraverso un fronte anticapitalista e antimonopolista articolando il polo necessario per la Rivoluzione.
È sotto queste considerazioni che il PCM si è separato dal Forum di San Paolo (FSP) e ha mantenuto un atteggiamento polemico con il documento noto come Consenso de Nuestra América. Consideriamo che il FSP è lo spazio di articolazione di alleanze della socialdemocrazia in America Latina nel quale i comunisti svolgono un ruolo subordinato, e che il Consenso de Nuestra América promuove gli elementi programmatici che puntellano tale politica.
Attualmente in Messico affrontiamo la sfida di un governo che si presenta come di “sinistra”, che entrerà in carica il prossimo 1° dicembre, ma che già ha compiuto passi fondamentali per evidenziare il suo carattere di classe e un corso antioperaio e antipopolare:
Ciò che si vivrà in Messico a partire dal 1° dicembre è una riedizione del populismo socialdemocratico che imperò tra il 1934 e il 1982, e che allora fu erroneamente caratterizzato come qualcosa di progressista, mentre i lavoratori si impoverirono, ci fu repressione, fame, miseria. Traiamo lezioni dalla storia e siamo ottimisti che l’orizzonte della lotta di classe segna il fatto che il capitalismo non è un sistema eterno, ma che la sua ora è giunta e che, indipendentemente dai rapporti di forza, il socialismo-comunismo è l’opzione dei lavoratori del Messico e del mondo.
Recentemente si è concluso il nostro VI Congresso. In esso abbiamo valutato il corso pericoloso che impongono le contraddizioni inter-imperialiste, l’importanza di continuare a lavorare insieme al movimento operaio e sindacale e la sua necessaria alleanza con i settori popolari per riconquistare i diritti lavorativi e sindacali, quelli che sono stati cancellati nelle misure per la svalorizzazione del lavoro che si imposero con la crisi capitalista del 2008, ma anche di lottare contro la guerra imperialista, senza parteggiare per nessuno dei centri imperialisti in disputa, tenendo in conto che solo un mondo socialista garantirà ai lavoratori di tutti i paesi la pace e una vita migliore.
Compagni,
Vogliamo concludere manifestando la convinzione che il Mondo contemporaneo richiede la presenza di partiti comunisti, dato che il loro intervento è l’unica garanzia che la classe operaia su scala nazionale e internazionale possa compiere il suo obiettivo storico. Il prossimo anno si compie un secolo dalla creazione dell’Internazionale Comunista, che ha avuto un ruolo positivo. Il più importante fu quello di dotare i lavoratori di tutti i paesi di una strategia rivoluzionaria unificata per affrontare il capitalismo nella sua fase imperialista e accelerare la vittoria: oggi siamo convinti che tale strategia rivoluzionaria unificata continui a mancare nell’attività del movimento comunista internazionale, una carenza che dobbiamo superare e per cui il PCM darà il suo contributo in questa direzione.
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*Eric Browder, segretario del PCUSA dal ’30 al ’45, espulso dallo stesso nel ’46 per la posizione revisionista e riformista che prese il nome di “browderismo”, precursore del revisionismo moderno del XX Congresso del PCUS, proclamò il superamento del marxismo-leninismo e della lotta di classe a favore della conciliazione di classe a livello nazionale e internazionale fino alla non necessità di un partito dei comunisti che pertanto doveva sciogliersi in correnti o associazioni interne a movimenti e partiti borghesi.